A settembre le praterie alpine si tingono di caldi colori. E’ terminata la stagione riproduttiva degli uccelli e poche sono le fioriture ed è tempo di prepararsi alla brutta stagione: la pernice bianca (LINK del post dedicato) muterà il piumaggio ma resterà in questi luoghi, il sordone a breve si trasferirà a fondovalle, il piviere tortolino (LINK del post dedicato) sosterà qui solo per un breve periodo per poi proseguire il suo viaggio verso i quartieri di svernamento e per altri passeriformi, che qui hanno nidificato, sarà tempo di migrare. Tra questi vi è il culbianco, uno straordinario viaggiatore.
La prateria alpina nei primi giorni di settembre.
Le nubi si stagliano sul cielo, l’aria è frizzante, l’ambiente è suggestivo.
La genziana germanica (Gentiana germanica) è, tra i fiori, l’ultima a sbocciare.
Anfibi e rettili, essendo eterotermi, cioè incapaci di regolare la temperatura, passeranno l’inverno in tane o sotto il fango.
Rana temporaria (Rana temporaria)
Lucertola vivipara (Zootoca vivipara)
Tra i mammiferi, la marmotta si rintanerà e inizierà il suo lungo sonno invernale (letargo). Mette in atto cioè una straordinaria strategia evolutiva per superare le rigidità climatiche dell’alta montagna.
Marmotta (Marmota marmota)
La pernice bianca (Lagopus muta) in questo periodo ha il piumaggio ideale per confondersi con le rocce e a breve diventerà candida come la neve.
Il sordone (Prunella collaris) è alla ricerca del cibo nel suo tipico ambiente roccioso. In inverno utilizzerà lo stesso habitat ma a fondovalle.
Un gruppetto di pivieri tortolini (Charadrius morinellus) è in sosta migratoria sulla prateria alpina.
Tra tutti questi frequentatori della prateria alpina c’è anche il culbianco, il protagonista di questo post.
Gli ultimi giorni di settembre sono anche gli ultimi di permanenza nella prateria alpina
di questo giovane Culbianco, presto inizierà il suo lungo viaggio migratorio.
Il culbianco (Oenanthe oenanthe) è un piccolo passeriforme migratore a lungo raggio con un areale riproduttivo molto ampio, che si estende dalle latitudini più elevate a quelle medie dell’intero continente euroasiatico. Questa specie appartiene all’ordine dei Passeriformi e alla famiglia dei Turdidi. Il curioso nome Culbianco è dato dal colore bianco delle piume del sopracoda mentre Oenánthe deriva dal greco oinánthe = un uccello che compare quando spuntano le gemme della vite, citato da Aristotele: è parola composta da óine = vite e ánthos = germoglio (1).
Maschio di culbianco in abito riproduttivo.
Femmina di culbianco in abito riproduttivo.
Il culbianco è una specie politipica. In Italia è presente come nidificante la sottospecie libanotica. Le sue dimensioni sono di circa 15 cm per una apertura alare di circa 25-30 cm e il suo peso si aggira intono ai 25 grammi.
Culbianco adulto e giovane nei pressi del nido.
Questa specie è legata principalmente al terreno per la nidificazione e frequenta le praterie alpine e le zone di morena raggiungendo quote di 3000 metri in Europa e oltre i 4000 metri in Asia. Durante le migrazioni frequenta spazi aperti di varia tipologia come campi agricoli o spiagge.
Culbianco in abito di transizione post riproduttivo.
Come detto precedentemente, il culbianco è ampiamente distribuito da oriente a occidente – tra Nord America, Europa, Medio Oriente e Asia centrale – e da nord a sud, dallo Stretto di Bering all’Africa con popolazioni che raggiungono l’Alaska, il Canada e la Groenlandia. Terminata la stagione riproduttiva, le popolazioni estreme percorrono un viaggio migratorio che tra i Passeriformi è il più lungo in assoluto che li porta a svernare in Africa a Sud del Sahara, tra Senegal e Sudan e Zambia. Particolare interessante è il fatto che il culbianco della popolazione Neartica sverni in Africa con la popolazione euroasiatica. Infatti, salvo rarissime eccezioni, non sono mai stati riscontrati svernamenti in zone temperate dell’America. Recentemente si ha avuto conferma di questa particolarità migratoria grazie ad uno studio effettuato da un gruppo di ricercatori, i quali hanno pubblicato un interessante articolo (LINK) in cui viene descritto che ad un gruppo di 46 individui è stato apposto un microscopico geolocator un dispositivo dal peso di 1,4 g che rileva con precisione la posizione giornaliera).
Culbianco in migrazione, ottobre, Pian di Spagna (CO).
Solo 4 geolocator hanno prodotto dati sufficienti, utilizzati poi dai ricercatori, confermando che anche le popolazioni canadesi, nordamericane o dell’Alaska svernano in Africa percorrendo un’incredibile viaggio trans-continentale che li porta ad attraversare lo stretto di Bering, la Siberia, le catene montuose asiatiche, il deserto arabico per un totale di ben 14.600 km tra la zona di riproduzione a quella di svernamento. Da questi risultati viene quindi naturale chiedersi quanto tempo il culbianco impieghi a fare tutta questa strada! L’articolo risponde riportando l’interessante dato che la migrazione primaverile e quella autunnale seguono le medesime rotte ma con tempi diversi: la popolazione canadese, nello specifico la sottospecie leucorhoa, ha percorso circa 290 km al giorno in autunno (850 km durante l’attraversamento dell’Oceano Atlantico) invece in primavera la media è stata di 130 km al giorno. Al contrario, la popolazione dell'Alaska a cui appartiene la sottospecie nominale ha percorso circa 160 km al giorno in autunno e 250 km in primavera.
Rotte di migrazione e svernamento.
Punto grigio zona di riproduzione, blu di migrazione autunnale e arancio di migrazione primaverile.
Biology Letters - www.royalsocietypublishing.org
L’articolo termina con questa affermazione: In rapporto alle dimensioni del corpo, questo è uno dei viaggi migratori più lungo compiuto da tutti gli uccelli del mondo e solleva domande su come un uccello di queste dimensioni sia in grado di intraprendere con successo una tale fatica due volte l'anno, in particolare, per giovani inesperti di migrazione.
E questa è una domanda che mi sono posto anch’io quando nel mese di giugno mi sono imbattuto in questo pulcino di culbianco appena involato…
Pertanto, non mi resta che augurare buon viaggio a questo intrepido passeriforme!
Bibliografia:
(1) Moltoni E., 1946, L’etimologia ed il significato dei nomi volgari e scientifici degli uccelli italiani – Milano
Brichetti, P. & Fracasso, G., 2008. Ornitologia Italiana Vol. 5 – Turdidae-cisticolidae. Alberto Perdisia Editore, Bologna.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.